Passa ai contenuti principali

La nostra musa: Ipazia di Adessandria


La donna a cui ci siamo ispirate per la costruzione del nostro logo è Ipazia di Alessandria (seconda metà del IV secolo – 415). Non si sa molto della sua vita e molti dei suoi scritti non sono arrivati fino a noi. Quello che si sa, tuttavia, è che la sua figura intellettuale era tenuta in grande considerazione: istruita sin da piccola alla filosofia e alla scienza dal padre Teone, Ipazia aveva poi ampiamente superato il maestro, succedendogli a capo della scuola Platonica e diventando un punto di riferimento importante per tutto il mondo culturale greco.
E' proprio questo suo ruolo attivo nella vita sociale e politica della città  che ci ha portato a sceglierla come nostra icona. Vogliamo essere come lei e cosi le nostre iniziative saranno spinte da un forte spirito di curiosità, apertura e giustizia che Ipazia ha sempre coltivato fino alla sua uccisione.

Commenti

Post popolari in questo blog

Intervista a Maria Avolio, vittima di Mafia

  Intervista a Maria Avolio, vittima di Mafia : “…io non ho mai imposto il mio dolore agli altri, me lo sono sempre tenuto dentro e sono andata sempre avanti e andrò sempre avanti a testa alta…”   Nel concludere l’articolo precedente “non siamo tutte delle Rosy Abate”, si era lasciata la strada aperta a quel mondo fatto di donne coraggiose e che dicono di no alla Mafia. La storia di oggi è una storia di ndrangheta, che ha visto combattere una donna contro tutti e tutto, contro un sistema che si nutre di silenzio e paura, che spesso ti annienta completamente minando tutte le certezze che credevi di avere. Tutto si svolge negli anni 80, un periodo in cui in Calabria gli atti intimidatori erano all’ordine del giorno, la gente spariva nel nulla, ancora ci sono madri che non hanno una tomba su cui piangere i propri figli, la ndrangheta compie omicidi politici, allarga il suo giro d’affari, estorsioni, appalti, droga. Nulla cambia, semmai si trasforma. Lucio Ferrami è un giovane geo...

Non siamo tutte delle Rosy Abate

  Questa settimana vogliamo dedicare l'articolo della rubrica #noncipiaceessere molestate a  Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, per sottolineare come al fianco di un grande uomo c'è sempre una grande donna... La correlazione tra mafia e mondo femminile potrebbe sembrare un tema poco pertinente con questa rubrica, ma vivendo in Calabria, la cultura dei nostri luoghi e quella mafiosa non possono prescindere il ruolo che ha avuto e che continua ad avere la donna nelle organizzazioni criminali. Sappiamo che la cultura mafiosa, e come per tradizione quella meridionale in generale, si basa fortemente sul senso di appartenenza alla famiglia e ai legami di sangue, e chiaramente con tale connotazione la donna non può che acquisire da subito una funzione fondamentale. Anzi, sicuramente la donna nelle organizzazioni criminali va a ricoprire un ruolo addirittura vitale per la loro preservazione, grazie al suo “dovere” riproduttivo ed educativo di moglie e di madre. La d...

Pensavo fosse amore… invece era un calesse.

  La scorsa settimana questo blog ha voluto inaugurare la rubrica #nononcipiaceesseremolestate trattando il tema, sempre più attuale, del fenomeno del catcalling . Ogni lunedì ci proporremo di pubblicare un nuovo argomento che sia oggetto di riflessione, ma anche l’occasione per avviare un confronto con chi ci segue. Questa settimana si vuol porre l’attenzione sulla figura del manipolatore affettivo che, in una relazione, si pone in maniera da assoggettare l’altro e lo fa in modo subdolo. Il manipolatore è spesso un narcisista che, per rafforzare il proprio ego, sfrutta la vittima e il suo bisogno di affetto fino a farla divenire in tutto e per tutto dipendente da se, per poi farla sentire svuotata e successivamente l’abbandona. Attenzione, sebbene l’attitudine a manipolare il partner può essere sia maschile che femminile, casisticamente è stato rilevato che per lo più le vittime sono donne. Vuoi perché le donne sono più empatiche, vuoi perché spesso ci piace pensare di...