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Non siamo tutte delle Rosy Abate

 

Questa settimana vogliamo dedicare l'articolo della rubrica #noncipiaceessere molestate a Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, per sottolineare come al fianco di un grande uomo c'è sempre una grande donna...



La correlazione tra mafia e mondo femminile potrebbe sembrare un tema poco pertinente con questa rubrica, ma vivendo in Calabria, la cultura dei nostri luoghi e quella mafiosa non possono prescindere il ruolo che ha avuto e che continua ad avere la donna nelle organizzazioni criminali.

Sappiamo che la cultura mafiosa, e come per tradizione quella meridionale in generale, si basa fortemente sul senso di appartenenza alla famiglia e ai legami di sangue, e chiaramente con tale connotazione la donna non può che acquisire da subito una funzione fondamentale.

Anzi, sicuramente la donna nelle organizzazioni criminali va a ricoprire un ruolo addirittura vitale per la loro preservazione, grazie al suo “dovere” riproduttivo ed educativo di moglie e di madre.

La donna educa al senso dell’onore, all’appartenenza alla famiglia, ed assume un ruolo importante anche come istigatrice alla vendetta, in nome di un codice per il quale lo “sgarro” va lavato con il sangue.

Non dimentichiamo che le donne, in ambito mafioso da sempre custodiscono segreti, e nei processi si son rivelate le più fedeli alle organizzazioni, non perdonando neppure al sangue del proprio sangue il tradimento.

Eppure siamo abituati ad avere un’opinione per nulla violenta della donna, in netto contrasto con una cultura mafiosa fatta di brutalità, di omertà, di sottomissione e sudditanza, da parte dei componenti delle organizzazioni mafiose, ma anche da parte dei cittadini.

Ma questa sudditanza e complicità spesso è presente anche nelle Istituzioni, perché vi è sempre quella parte meno visibile che muove le redini di nascosto e che governa.

Ma torniamo al ruolo della donna e al potere occulto che ha guadagnato, nel tempo, negli ambienti mafiosi.

Proprio per averla identificata come figura meno pregnante nelle organizzazioni criminali, ha beneficiato di uno status di quasi invisibilità, che le ha consentito di essere la complice ideale su cui contare nei momenti di difficoltà.

Nel tempo vi è stata un’evoluzione della sua posizione, e di esempi di donne che non hanno disdegnato dall’avere ruoli di comando, prendendo in mano il potere nelle situazioni in cui l’uomo è stato impossibilitato, ne abbiamo avuti molti senza dover guardare troppo lontano.

Ma abbiamo anche prove di donne che si sono ribellate a questo sistema mafioso, che hanno combattuto e tuttora combattono affinché cambi qualcosa in una società dove la legalità è diventata quasi scomoda. Figure quali: magistrati, giudici, poliziotte, vittime di mafia, donne e madri che hanno voluto liberarsi dal vincolo mafioso per poter dare una vita diversa ai proprio figli.

E si, la realtà è ben diversa dalla fiction che quasi quasi ti fa amare il personaggio di turno, anche se uccide spietatamente ed è l’artefice di ogni crimine.

La realtà è fatta di donne che vivono e respirano dalla nascita ambiente mafioso, di donne che hanno il coraggio di combattere e dire no per amore dei figli, della giustizia.

La realtà è fatta di donne come Francesca Morvillo, la prima e anche l’unica donna Magistrato uccisa dalla mafia insieme al marito Giovanni Falcone, che ha vissuto un amore blindato, senza intimità, sempre sotto scorta, scegliendo di non mettere al mondo dei figli, perché come le disse un giorno Falcone “non si fanno orfani, si fanno figli”.

E nel ricorrere il 29° anniversario della Strage di Capaci, l’immagine di questa donna, ancora cosciente, mentre viene trasportata in ospedale che chiede “ dov’è Giovanni…”, deve risvegliare quel senso di giustizia che è in noi, perché non tutte siamo delle Rosy Abate e possiamo fare veramente tanto per cambiare le cose.

È importante che le donne parlino con le altre donne, affinché si possa prospettare ai lori occhi un mondo differente, una vita fatta di valori “altri”, e che faccia guardare ad un futuro diverso, dove finalmente “non pare brutto” parlare di legalità.

To be continued…


Autore: A/F

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